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giovedì 19 gennaio 2012

Lo scandalo di Margherita: tentò di uccidere la rivale


All’inizio la sua vicenda di donna innamorata e tradita fu uguale a quella che un secolo dopo avrebbe distrutto Lady Diana. Peggio, anzi: perché la principessa Margherita, figlia del duca Ferdinando di Genova e di Elisabetta di Sassonia , quando nel 1868 sposò l’erede al trono d’Italia, il principe Umberto di Savoia, aveva solo 17 anni e non sapeva che lui, già da cinque, aveva una amante più vecchia alla quale sarebbe rimasto legato per tutta la vita. Proprio come è successo con  Carlo d’Inghilterra e  Camilla Parker Bowles.
Margherita, prima regina d’Italia,  era raffinata,  aggiornata su tutto  e con debolezze oggi inconcepibili(non indossava mai un abito più di una volta) la regina godeva della generale ammirazione. Giosuè Carducci  le dedicò versi appassionati:  “Onde venisti?Quali a noi secoli/sì mite e  bella ti tramandarono?/ Fulgida e bionda … “ . In realtà Margherita, splendida fino alla vita, aveva fianchi un po’ troppo robusti  e gambe poco slanciate. Rimediava con un  imponente guardaroba  “intelligente”,  dotato di gonne che nascondevano zeppe da fare invidia a una moderna trampoliera.
Margherita piaceva. Equilibrata, decisa, era la donna che Vittorio Emanuele  II, rimasto vedovo nel 1855, aveva visto come la moglie ideale per il figlio dopo che la sua fidanzata, l’Arciduchessa Matilde d’Asburgo, era scomparsa in circostanze tragiche:  a Matilde, che prendere parte ad un ballo aveva indossato un abito broccato verde con una sontuosa crinolina di velo, sfuggì di mano la sigaretta che stava fumando.  Il fuoco si appiccò alla crinolina e in pochi secondi la avvolse uccidendola.  Le subentrò così Margherita che però scoprì presto di avere una rivale.
 Si trattava della duchessa Eugenia Bolognini, chiamata la “Bolognina” o la “Litta”, moglie dell’ambizioso e corrotto Giulio Litta Visconti. Questi,  in cambio  delle agevolazioni che riceveva per i suoi commerci, era ben contento di dividerla con l’erede al trono, il quale non si faceva scrupolo di portarla nella Villa Reale di Monza  sotto gli occhi della consorte.     
È l’inizio di una serie di scontri e di scenate. Come quella tramandata da una cronaca: “Margherita  bussa furiosa alla camera degli amanti convinta di riuscire a coglierlo sul fatto. Invece,  una volta entrata, si trova davanti al marito che si accende un sigaro. Della rivale, nemmeno l’ombra. ‘Umberto cosa nasconde quella tenda che si sta ancora muovendo?’.  Mentre lui lascia irritato la stanza, lei scosta la tenda e scopre un passaggio segreto collegato con l’esterno”.  Da lì la Bolognina si è dileguata, e continuerà a farlo molte altre volte.  Margherita, furiosa per la fuga della rivale, grida al marito infedele “D’ora in avanti sarò solamente principessa , mai più moglie!”. L’erede, che diventerà Vittorio Emanuele III, era già arrivato. Nacque nel novembre 1869, un anno prima che i sovrani si stabilissero a Roma. I ricevimenti di Margherita divennero famosi, così come i viaggi che la portarono in ogni parte d’Italia. Durante uno di essi, a Napoli, “si sviluppò l’unico prodotto veramente nazional – popolare legato ai Savoia, la pizza Margherita”, scrisse uno storico.
Si  è detto che,  a poco a poco, la regina si rassegnò  a convivere con la rivale fino ad ammetterla, il 29  luglio 1900, a vegliare il corpo del marito assassinato a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci.
La realtà è diversa. Fra le due i rapporti furono sempre tempestosi, e vi fu addirittura un giallo rimasto irrisolto. Una sera  Margherita,  munita di pistola, affrontò nei giardini del Quirinale la rivale che stava salendo la sulla carrozza di Umberto. Partirono due colpi: ma diretti a chi? Alla Bolognina o al re? Lo scandalo fu enorme. Per soffocarlo, un portavoce di corte disse alla stampa che un “cospiratore” era penetrato nei giardini.              

sabato 8 ottobre 2011

Il diadema di Musy della regina Margherita - prima parte -



Margherita di Savoia, chiamata affettuosamente dal popolo “regina delle perle”, fu delle tre sovrane la vera amante delle pietre preziose. A lei infatti si deve l’arricchimento delle gioie della corona con nuovi ed importanti pezzi.



Nacque il 20 novembre 1851 a Torino, figlia del secondogenito del re Carlo Alberto, Ferdinando di Savoia duca di Genova e di Maria Elisabetta di Sassonia.
Sin dai primi anni di matrimonio con il suo cugino primo Umberto, Margherita ammaliò la corte per la sua bellezza, grazia e cultura. A lei era stato affidato il difficile compito di rafforzare l’immagine della monarchia in Italia e di recuperare prestigio agli occhi delle più grandi monarchie europee. Consapevole di ciò, Margherita creerà con la sua personalità e il suo gusto quell’ideale di stile che la renderà leggendaria negli anni a seguire.



L’eleganza di Margherita divenne modello per le donne Italiane: uno stile sovraccarico, vistoso ma che si adattava splendidamente alla figura della sovrana. Un gusto non amato dai francesi che trovavano addirittura eccessive le toilette di Margherita. Ernest Tissot ad esempio scrive: “ Nei balli di corte, con quindici giri di perle al collo, grossi orecchini a forma di pera, il corsetto disseminato di spille e di nodi di diamanti, la regina passa adornata come statua votiva … il suo colore preferito è il blu zaffiro, più adatto all’arredamento di una sala che ai vestiti di una signora”.
I gioielli ebbero una parte primaria nel creare il mito della regina e sappiamo con certezza che la sua passione per le gemme era condivisa dal marito Umberto I che le regalerà svariati pezzi tra i quali spicca una grande collana di dieci fili di perle, complessivamente 684, che le fu donata nell’arco di quattro anni.
Dalla metà del settecento in poi i Savoia si sono sempre affidati alle mani esperte degli orefici Musy di Torino: si deve a loro infatti la maggior parte delle creazioni possedute dalla Casa Reale. Tra queste vi è una di particolare pregio per ricchezza, versatilità e imponenza: il diadema di diamanti e perle.



La tiara fu commissionata nel 1904 in occasione della nascita del principino ereditario: la commozione di Margherita fu tale nell’apprendere che il neonato avrebbe preso il nome e il titolo del nonno che fece recapitare a Musy alcuni gioielli della sua collezione in modo che egli ne ricavasse un nuovo diadema. La realizzazione finale è un vero e proprio capolavoro di oreficeria: la montatura disegnata a grandi volute incorporava entro un bordo di grossi diamanti taglio a brillante  delle perle montate en tremblant, che potevano essere sostituite da grossi diamanti e da motivi a conchiglia sempre in diamanti. Il diadema poteva essere portato in otto modi diversi. La regina madre lo indossò nel dicembre di quell’anno per il battesimo del principe Umberto al Quirinale. In seguito lo lascerà in eredità al nipote che ne farà dono alla principessa Maria Josè del Belgio il giorno delle loro nozze.
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